Re-traumatizzazione degli operatori sanitari: ecco perché non si deve diventare “amico” dei pazienti sui social media
I social media non consentono il distacco emotivo tra vita personale e lavorativa
La stanchezza del burnout e della compassione può essere trovata come argomento in numerose pubblicazioni e gli ospedali stanno cominciando a esaminare l’impatto dei social media nell’attività infermieristica e gli effetti che l’esposizione emotiva diretta con i pazienti può avere negli operatori sanitari.
La sindrome da burnout (o più semplicemente burnout) è l’esito patologico di un processo stressogeno che interessa, in varia misura, diversi operatori e professionisti sanitari che sono impegnati quotidianamente e ripetutamente in attività che implicano le relazioni interpersonali.
La professione infermieristica richiede un grande lavoro empatico da parte degli infermieri e il riconoscimento di ciò è importante per lo sviluppo della soddisfazione della compassione, o sentimenti positivi legati al lavoro, nella forza lavoro che lavora nelle strutture sanitarie.
Cos’è il STSD?
Un aspetto meno noto dello “spettro di burnout” è il disturbo da stress secondario traumatico (STSD) che può portare a provare iper-eccitazione, incubi, flashback, sensazioni di distacco, irritabilità e altro. I soggetti a rischio per la STSD comprendono infermieri che lavorano con popolazioni di pazienti intensi, come nei reparti di pronto soccorso, unità di terapia intensiva, pediatria e oncologia. Il rischio di STSD è influenzato dall’identificazione con i problemi e bisogni del paziente seguito e dalle caratteristiche personali, dalle relazioni interpersonali con i colleghi e dalle strategie di riduzione dello stress.
Come i social media influenzano la vita privata degli operatori sanitari
L’uso sempre più elevato dei social media ha interessato tutti gli aspetti della società ed ha anche influenzato la relazione tra infermieri e pazienti. I pazienti usano i social media anche per documentare le loro esperienze all’interno delle strutture sanitarie, incluse le loro esperienze con gli infermieri e gli altri operatori sanitari.
In uno studio del 2017 è emerso che il 32% degli utenti degli Stati Uniti pubblica esperienze di salute dei propri amici e familiari sui social media.
Nelle strutture sanitarie gli infermieri si occupano di malati cronici anche per lungo tempo, spesso vedono i pazienti ripetutamente nel tempo e di conseguenza formano forti relazioni con questi e le loro famiglie, tanto che ricevano richieste di amicizia per connettersi sui loro profili social. Secondo i principi di social networking della American Nurses Association, gli infermieri devono separare le informazioni professionali e personali dalla sfera online, e una ragione importante correlata alla separazione tra personale e professionale è stabilire limiti appropriati per evitare un eccessivo coinvolgimento nella vita del paziente e la ritraumatizzazione.
Quando gli infermieri si prendono cura per lungo tempo dei pazienti con patologie gravi, essere collegati ai social media di un paziente può includere l’esposizione ripetuta all’assistenza nei loro feed di social media personali, che includono la lettura di messaggi di amici e famiglie che esprimono varie emozioni sul paziente e se questo muore, i feed dei social media potrebbero includere ripetuti messaggi di lutto, dolore e perdita. Questo non vuol dire che gli infermieri dovrebbero evitare di ricordare o di piangere ma che deve sussistere una separazione netta con la sfera professionale in modo che questi possano recuperare il loro muscolo empatico. L’empatia equilibrata è importante per sostenere gli infermieri durante la loro carriera.
Evitare la re-traumatizzazione
La re-traumatizzazione deve essere intesa come “un ricordo consapevole o inconscio del trauma passato che si traduce in una ri-sperimentazione dell’evento traumatico iniziale“. Gli interventi per evitare la traumatizzazione vicaria e STSD includono la separazione del professionista dal personale . Una barriera salutare è una parte utile della cura personale per gli infermieri che hanno bisogno di impegnarsi in un lavoro di auto-riparazione per essere in grado di prendersi cura poi nel migliore dei modi dei bisogni dei pazienti durante il lavoro. Anche se gli infermieri sviluppano legami con pazienti e famiglie, l’uso di strategie di autoprotezione è importante per essere resilienti e per fare questo dovrebbero evitare le connessioni personali dei social media durante le ore di lavoro.

Autore
Dott. Enrico Rudello
Consulente in Marketing Sanitario
Sono Enrico Rudello, un Consulente in Marketing Sanitario specializzato nella comunicazione nel settore sanitario. Utilizzando i diversi canali di comunicazione aiuto le strutture sanitarie a migliorare la loro visibilità e a distinguersi nel mercato.
La mia Missione è sviluppare strategie efficaci, progettando siti web, la gestione dei canali social, attività di awareness e posizionamento su Google per strutture sanitarie. Ho collaborato con diverse realtà sanitarie, tra cui poliambulatori, studi dentistici, case di cura, strutture pubbliche e private in tutta Italia.
Il mio Obiettivo è ottenere risultati concreti per i nostri clienti attraverso un approccio professionale.