Il paternalismo medico è un approccio alla pratica medica in cui il medico assume un ruolo dominante e autoritario nelle decisioni relative alla cura e al trattamento del paziente. In questa prospettiva, il medico considera se stesso come l’autorità principale nel prendere decisioni per il bene del paziente, anche senza necessariamente coinvolgerlo attivamente nelle scelte.

Nel paternalismo medico, il medico può prendere decisioni unilaterali basate sulla sua esperienza e conoscenza, ritenendo di agire nel migliore interesse del paziente, anche senza il suo consenso esplicito. Questo modello di relazione medico-paziente è stato predominante in passato, ma negli ultimi decenni è stato oggetto di critiche e di una trasformazione verso modelli più collaborativi e centrati sul paziente.

Il paternalismo medico è stato criticato perché limita l’autonomia del paziente e nega la sua partecipazione attiva nel processo decisionale riguardante la propria salute. L’approccio moderno enfatizza invece la partnership tra medico e paziente, promuovendo l’autonomia del paziente e il coinvolgimento attivo nella definizione degli obiettivi di cura e delle scelte terapeutiche.

È importante sottolineare che, sebbene il paternalismo medico sia stato ampiamente criticato, ci sono situazioni in cui può essere ancora ritenuto appropriato, ad esempio quando un paziente non è in grado di prendere decisioni informate o quando esiste un rischio immediato per la sua salute o sicurezza. Tuttavia, nel contesto attuale, si tende a favorire un approccio più centrato sul paziente che valorizzi la sua autonomia e rispetti le sue preferenze e valori.