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Contrastare la disinformazione medica sui social media

Il Marketing Sanitario per contrastare l’errata divulgazione clinica

Il termine social media si riferisce a qualsiasi strumento messo a disposizione dalla rete internet per condividere e diffondere contenuti. Queste piattaforme digitali permettono di creare interconnessioni virtuali e un’estensione potenzialmente ampliata della propria rete sociale.

Questi media sono stati definiti anche User Generated Content (UGC), poiché consentono agli utenti di produrre e divulgare materiale multimediale senza che siano richieste particolari competenze tecnologiche.

Facebook, Twitter e Instagram sono alcuni dei portali web più utilizzati sia dai privati che dalle aziende, queste ultime stanno progressivamente aumentando la loro presenza online per avvicinarsi alle abitudini dei consumatori e incrementare la loro presenza strategica in un’ottica digital. Anche l’ambito ospedaliero negli ultimi anni sta intensificando la sua presenza nel web per avvicinarsi alle esigenze degli utenti-pazienti tanto da essere nato il termine Marketing Sanitario per descrivere il fenomeno.

Esistono inoltre Social Network specifici per l’ambito clinico. Uno dei più diffusi è Sermo, una piattaforma molto simile a Facebook ma pensata esclusivamente per il campo della medicina.

Il nome Sermo deriva dalla parola latina che significa conversazione, discussione. Nata negli USA, questo salotto virtuale ha avuto una diffusione tale che oggi esiste anche una versione in lingua italiana. In tale piattaforma i medici, frequentatori esclusivi del sito, possono condividere informazioni, approfondimenti e discussioni inerenti ai casi clinici ed ed esprimere opinioni su argomenti sanitari.

I tools riferiti esclusivamente al campo medico sono molti, la loro utilità consiste proprio nell’incrementare il networking professionale ed educativo. Il rischio potenziale, tuttavia, è quello di creare un modello informativo chiuso in cui la diffusione del sapere si limita alla cerchia degli esperti.

PatientsLikeMe al contrario è una comunità online pensata per i pazienti che vogliono confrontarsi con le persone affetti da malattie simili. Il pericolo di queste piattaforme, come per i gruppi di Facebook e le community di individui non facenti parte del settore, è che ci sia uno scambio o una divulgazione di informazioni errate.

I social media sono uno strumento potente capace di influenza milioni di persone, il problema è che rischia di farlo a volte promuovendo la disinformazione. Per questo motivo è fondamentale che i professionisti della medicina si impegnino a combattere questo trend incrementando la propria presenza su queste piattaforme.

Secondo uno studio dell’American Osteopathic Association, sono otto su 10 le persone che cercano di individuare risposte cliniche online, rispetto al 74% di utenti che si servono invece dei social media.

Un altro aspetto da tenere in considerazione, è l’idea di una piattaforma dedicata in grado di adempiere alla funzione di una corretta diffusione delle informazioni cliniche, che tuteli inoltre l’eventualità che l’interazione online tra medico e paziente conduca alla divulgazione di dati sensibili. Occorre ricordare che internet è uno spazio pubblico dove questa circostanza diventa possibile.

È quindi indispensabile pensare ad uno spazio di condivisione virtuale che rispetti le premesse di privacy e corretta divulgazione,e che indichi delle linee guida che possano guidare il professionista sanitario verso una consapevolezza dell’utilizzo adeguato degli strumenti online, agevolando così una corretta erogazione dei servizi sanitari.

 

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